Interventi & Interviste

Magda Antonioli

Turisti non per caso in Italia

Il bilancio della stagione turistica 2016 è confortante, ma è necessario un sostegno alla competitività nel medio-lungo termine. I due imperativi: decongestionare e destagionalizzare. Dal Ministero il nuovo Piano Strategico del Turismo. Un intervento dall’autrice del recente Pixel Turismo

I primi segnali che ci arrivano dal mercato sulla stagione turistica in Italia indicano come l’estate appena trascorsa abbia dato ottimi segnali di ripresa. Anche le stime che ci giungono dall’ISTAT sull’andamento dei flussi stranieri in Italia nei primi quattro mesi del 2016 sembrano confermarlo: +5,1 per cento sugli arrivi e, nonostante una permanenza media in leggero calo, +3,3 per cento anche sulle presenze internazionali, che vanno ad allungare la striscia di risultati positivi e confermano un trend di crescita del settore che, dopo essere stato colpito dalla crisi, dura ormai ininterrotto da sette anni. Notevole anche l’apporto, da qualche anno in crisi, della permanenza sul suolo nazionale degli italiani stessi.

Lo scorso anno sono stati oltre 55 milioni i visitatori stranieri nel nostro paese, per oltre 192,6 milioni di pernottamenti e un valore aggiunto generato complessivamente dai consumi (considerando effetti diretti, indiretti e indotti) di circa 37,6 miliardi di euro. Trend positivi si registrano anche sul fronte della spesa: secondo Banca d’Italia, infatti, l’anno in corso è iniziato con un +2,0 per cento anche per ciò che riguarda gli introiti, confermando così una crescita anche delle entrate valutarie riconducibili ai turisti stranieri che dura dal 2010. In leggero calo nell’ultimo anno solamente la spesa giornaliera pro capite degli stranieri, che nel 2015 si è assestata a 112,98 euro, valore di poco superiore al dato 2013, segnando pur sempre un +12 per cento nel quinquennnio.

È innegabile come nell’ambito del Mediterraneo il turismo italiano abbia in più occasioni - e anche in questo caso - beneficiato delle criticità di alcuni competitor: i recenti attentati e l’instabilità politica che hanno colpito negli ultimi mesi paesi tradizionalmente meta di vacanza per i turisti italiani ed europei non solo hanno riportato l’attenzione dei media sul tema della sicurezza, ma hanno sicuramente contribuito a modificare il comportamento della domanda turistica, con conseguenze economiche per le destinazioni coinvolte. Regioni percepite come poco sicure o politicamente instabili vengono sostituite da nuove mete e, secondo quanto emerge dai primi dati, anche la Francia colpita più volte dai terroristi dell’ISIS e la Turchia del fallito golpe al presidente Erdogan sembrano non fare eccezione, così come la Tunisia post attentati del Museo del Bardo e di Sousse e l’Egitto delle manifestazioni di piazza Tahrir e delle continue lotte tra le diverse fazioni.

Va altresì sottolineato, come da più parti osservato (in primis dall’Organizzazione Mondiale del Turismo), che almeno in passato, a fronte di cali delle presenze nel periodo appena successivo agli attacchi terroristici del 50 se non addirittura al 90 per cento, una volta eliminata la minaccia o riportata la stabilità nel paese il turismo ha ripreso con relativa rapidità. Basti pensare a destinazioni come Mombasa, Bali, ma anche alla stessa New York, dove solo pochi giorni fa ricorreva il quindicesimo anniversario dell’attentato alle Twin Towers.

Se il turismo costituisce un pilastro importante dell’economia italiana - si stima che nel 2015 ha rappresentato circa il 12 per cento del PIL nazionale (pari a 171 miliardi di euro), generando un impatto sull’occupazione del 12,8 per cento con i suoi circa 3 milioni di lavoratori -, sono tuttavia necessarie azioni a sostegno della sua competitività anche nel medio-lungo periodo, che possano consolidare i risultati positivi di queste ultime stagioni, riconoscendo stabilmente al comparto il ruolo che si merita di industria portante dell’economia nazionale. Senza addentrarci più di tanto basta citare fra i segnali su cui investire in un prossimo futuro in tale direzione forme nuove anche di governance locale e nazionale, il ricorso alle ICT quali fattori di stimolo e di promozione dei nostri prodotti, dove la sharing economy spinge verso soluzioni attente alle richieste (talvolta imposizioni!) dal lato della domanda. Personalizzazione, marketing esperienziale, storytelling  e quant’altro avvicina le nostre bellezze a un’efficienza dei servizi offerti a tutto tondo sicuramente costituiranno gli ingredienti essenziali della scelta della «destinazione Italia». In particolare con un forte accento, come non da ultimo il Country Brand Index di FutureBrand ha sentenziato, nella sinergia tra turismo e cultura quali elementi distintivi del «brand» Italia. è innegabile che il nostro paese trova nel suo patrimonio artistico e naturalistico il punto di forza della propria offerta - sempre secondo ISTAT, il 44 per cento degli stranieri visita città di interesse storico-artistico e un altro 35 per cento destinazioni marittime, montane o lacuali - dove soprattutto è l’Italia minore, quella più autentica e ancora da scoprire a dettare il trend futuro. Destagionalizzazione e decongestionamento sono due parole chiave in tale direzione.

Proprio per cercare di rafforzarne la competitività, indipendentemente da fattori esterni che possono influire sui risultati altrui e puntando sulla valorizzazione delle risorse, sulla sostenibilità dello sviluppo e sull’innovazione, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha promosso, con l’ausilio di una commissione di esperti, la redazione di un Piano Strategico per il Turismo. Diversi sono gli obiettivi: dal valorizzare in modo integrato le destinazioni, le attrazioni e i prodotti, ampliando e diversificando l’offerta, al definire un quadro normativo funzionale allo sviluppo, che permetta di far crescere la cultura dell’ospitalità, fornire agli operatori del settore competenze adeguate, migliorare la rete infrastrutturale, l’intermodalità e la mobilità. A questo si aggiungano lo sviluppo di azioni di promozione efficace, anche attraverso l’ampliamento e la diversificazione dei segmenti di domanda target, e un forte endorsement nell’impiego delle nuove tecnologie - il tutto con il coordinamento tra i diversi stakholder, nonché tramite una governance partecipata nella definizione delle politiche e delle azioni a supporto del turismo.

(Magda Antonioli Corigliano è direttore del Master in Economia del Turismo dell’Università Bocconi e autrice del recente Pixel Turismo)

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