E&M

2015/3

Quali sono i libri che ho trovato utili per la mia attività di uomo d’impresa? Rispondere al quesito è un compito agevole e gradito, anche se, come per ogni appassionato lettore, sono molti, troppi per essere elencati in poche righe. Mi limiterò pertanto all’essenziale e, per agevolare la “navigazione”, li dividerò per ambiti: finanza, industria, politica internazionale, politica interna, storia e letteratura.

In finanza partirei dal celebre Too Big to Fail: The Inside Story of How Wall Street and Washington Fought to Save the Financial System-and Themselves di Andrew Ross Sorkin, certamente la migliore cronaca della grande crisi finanziaria. Le stesse vicende, che hanno segnato la nostra storia recente, si possono peraltro approfondire nella diversa prospettiva del regulator sia in On the Brink: Inside the Race to Stop the Collapse of the Global Financial System di Hank Paulson che nel più “cerebrale” Stress Test: Reflections on Financial Crises di Timothy F. Geithern. La lente dell’investitore trova invece spunti molto utili in quella che è a mio avviso la migliore biografia del saggio di Omaha, ovvero Buffett: The Making of an American Capitalist di Roger Lowenstein e in Unconventional Success: A Fundamental Approach to Personal Investment in cui David F. Swensen, gestore dell’endowment dell’Università di Yale, offre spunti di riflessione tanto raffinati quanto facilmente comprensibili anche a chi come me non padroneggia algoritmi e modelli finanziari.

Per quanto attiene l’industria, la mia attività novennale di consigliere di amministrazione di Fiat mi ha portato ad approfondire quella vera e propria epopea che è stata la storia dell’automobile in America, magistralmente descritta da angoli diversi da Paul Ingrassia in Crash Course: The American Automobile Industry’s Road to Bankruptcy and Bailout-and Beyond, che sottolinea tra l’altro il ruolo cruciale (e quasi fatale…) del sindacato, da Steven Rattner in Overhaul: An Insider’s Account of the Obama Administration’s Emergency Rescue of the Auto Industry, che ci trasporta accanto al tavolo operatorio del chirurgo incaricato dall’amministrazione Obama del salvataggio, e da Bob Lutz in Car Guys vs. Bean Counters: The Battle for the Soul of American Business, che, come il titolo fa intuire, ci ricorda che ogni volta che prodotto e consumatore sono stati messi in secondo piano è finita in lacrime.

In politica internazionale tre testi mi hanno permesso di vedere con occhi diversi dallo stereotipo europeo e di rivalutare un fenomeno, assai più complesso di quanto appare a prima vista, come l’amministrazione Bush. Si tratta di Decision Points dello stesso George W. Bush, che ci rivela un presidente assai più colto e profondo di quanto i media abbiamo voluto farci credere, In My Time: A Personal and Political Memoir di Dick Cheney, che ci rammenta che l’orgoglio yankee è una cosa seria, e No Higher Honor: A Memoir of My Years in Washington di Condoleeza Rice, che induce a riflettere anche su quell’American dream che secondo alcuni è appannato ma che invece a mio parere è sempre straordinariamente pulsante.

Per quanto attiene la politica interna, segnalo il bel saggio di Giovanni Orsina, Il berlusconismo nella storia d’Italia, forse il primo vero tentativo di leggere il secondo ventennio della storia patria senza il condizionamento del pathos del cronista ma con il distacco dello storico, Le catene della sinistra di Claudio Cerasa, addirittura profetico se solo si considera che precede di poco il non facilmente prevedibile trionfo renziano alle ultime elezioni europee, e i solo apparentemente più lontani Le déni français di Sophie Pedder e Populismos latinoamericanos. Los tópicos de ayer, hoy y siempre di Carlos Malamud, che ci aiutano a non sottovalutare… i rischi che abbiamo corso e ancora corriamo grazie ai sopra citati quattro, lunghi lustri che (forse…) ci siamo appena lasciati alle spalle.

La storia europea del Novecento in una prospettiva economica echeggia poi nel magistrale The Raven of Zurich: The Memoirs of Felix Somary autobiografia del poco noto quanto straordinario autore, uno gnomo della finanza di poliedrica cultura e straordinaria perspicacia e nell’ottimo, e in qualche modo connesso, Mattioli e Cuccia. Due banchieri del Novecento di Sandro Gerbi, che ci fa rammaricare per quanto al nostro odierno sistema finanziario manca soprattutto la guida illuminata di un umanista raffinato come il banchiere della Comit.

Dulcis in fundo, per nutrire lo spirito, consiglio la malinconica serenità di Stoner di John E. Williams e il richiamo al farmaco dell’atarassia sempre utile all’homo oeconomicus che ci regala Irvin Yalom in The Schopenhauer Cure: A Novel.