E&M

2013/3

Qualche giorno fa il nuovo direttore della Scuola, il collega Bruno Busacca, mi ha comunicato la decisione sua e del comitato di direzione di non rinnovare, oltre il secondo già ampiamente trascorso, il mio mandato di direttore di Economia & Management. Questo sia per rispettare una regola che la scuola si è data in merito al numero massimo di mandati in ruoli gestionali, sia per fare spazio a un gruppo di studio che dovrà definire il futuro della rivista in attesa di un nuovo direttore capace di realizzarlo. Mi è stato chiesto di rimanere in carica fino alla fine di quest’anno per gestire in modo adeguato la transizione, e io ho accettato di farlo. questo spiega perché per la prima volta vi parlo da queste pagine in prima persona e perché questo che state leggendo è l’ultimo mio editoriale in qualità di direttore. Lo sono diventato improvvisamente e in occasione di un giorno particolarmente triste, il 19 marzo 2004, quando Claudio Dematté è prematuramente scomparso. Lui mi aveva voluto accanto in questa avventura fin dal suo inizio, nel 1988, prima come membro del comitato editoriale e poi come suo vicedirettore. A quei tempi non ero nemmeno di ruolo in Università, ma a Claudio la forma e lo status convenzionali non hanno mai interessato. Ho avuto la fortuna di avere in lui e in Andrea Rugiadini, titolare della prima cattedra di Organizzazione del lavoro e oggi in pensione, i miei maestri in Bocconi: entrambi hanno sempre scelto e premiato coraggio, indipendenza di pensiero, onestà, in primo luogo intellettuale, competenza, ironia e creatività. Senza badare troppo alla forma, all’età o alle gerarchie. A loro ho cercato di ispirarmi in questi anni di lavoro. Di loro ho sentito sempre più forte nel tempo la mancanza. Mi aiuta sperare che Claudio da lassù, dove ci guarda sorridendo come sempre, possa essere non troppo scontento di quello che sono stato capace di fare qui giù, al posto suo. In oltre ventiquattro anni di lavoro al servizio di questo progetto appassionante, fatto di ricerca, idee e parole su carta, spero di essere riuscito nel miracolo blasfemo sognato da Wilde: invecchiare soltanto io, mentre la Rivista si dimostrava capace di rimanere giovane e innovativa. Ho lavorato per questo inventando rubriche e titoli, scrivendo editoriali, correggendo articoli, scrivendo lettere di accettazione e altre, molto più difficili, di rifiuto, scegliendo il giusto mix di pezzi per ogni numero in uscita. Economia & Management non ha mai perso un numero in ventiquattro anni e non ha mai accumulato un ritardo significativo nelle uscite. Economia & Management è stata tra le prime riviste italiane di management a introdurre la prassi della doppia revisione “cieca” dei pezzi sottoposti al giudizio della redazione prima della eventuale pubblicazione. Conoscendo bene il modo di pensare di Dematté e il sogno che voleva realizzare, ho scelto una linea editoriale chiara che ho sintetizzato nello slogan “l’interessante proposto e sostenuto in modo rigoroso”. Sono convinto, infatti, che si possa avere un impatto sulla pratica manageriale, che è l’obiettivo che riviste come la nostra si propongono, senza dovere rinunciare a fondare scientificamente le proprie idee e le proprie proposte. Lascio una rivista leggibile con profitto e senza troppo annoiarsi da chi un’impresa la gestisce ogni giorno e del pari accettata come rivista scientifica dall’Accademia Italiana di Economia Aziendale. Non sta a me fare il bilancio di tutto questo e tantomeno esprimere un giudizio, che spetta solo a lettori e colleghi. Io posso soltanto ringraziare tutti coloro che hanno reso questo lungo viaggio di scoperta e apprendimento possibile, a cominciare dalla SDA Bocconi e dall’editore. In particolare voglio anche ricordare Fabiola Mantegna che per molto tempo ha condiviso con me, nel ruolo di segretaria del comitato editoriale, la fatica di chiudere ogni numero, ogni due mesi, ogni anno. E desidero ringraziare tutti i reviewer che con il loro lavoro anonimo, gratuito e fondamentale, hanno assicurato la qualità dei contributi che, insieme ai membri del comitato editoriale che si sono succeduti nel tempo, siamo riusciti a offrirvi. È stata un’esperienza che mi ha arricchito e appassionato, e che spero abbia giovato sia alla SDA Bocconi sia ai nostri lettori, in molti casi anche nostri alunni. A loro, a voi, chiedo di guardare con indulgenza agli errori che ho commesso fin qui e di non far mancare il vostro sostegno curioso e interessato alla Rivista che verrà. Lunga vita a Economia & Management, dunque, e un saluto speciale a tutti voi, cari lettori!