E&M

1998/6

Gianni Canova

Il gioco del caso: imprevisto e indecidibilità in due recenti film di successo

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Sliding Doors

di Peter Howitt,

con Gwyneth Paltrow e John Hannah.

Gran Bretagna, 1998.

Lola corre

di Tom Tykwer,

con Franka Potente e Moritz Bleibtreu.

Germania, 1998.

Smoking/No smoking. A volte – diceva qualche anno fa il maestro del cinema francese Alain Resnais – il destino di una persona e, forse, anche quello di un’intera comunità possono dipendere da un gesto minimo come è quello di accendere o no una sigaretta: se lo fai la tua vita va in una direzione, se non lo fai va in quella esatta mente opposta.

Questione di dettagli. Di scarti impercettibili. Di decisioni apparentemente casuali le cui conseguenze si ripercuotono a cascata su tutte le scelte, le possibilità e le relazioni successive.

Il cinema contemporaneo sembra ossessionato da questo tema: la centralità del caso. assunto come crocevia di una rete di possibilità che si dipartono tutte dal medesimo nucleo generativo e che solo sfumature decisionali o evenemenziali apparentemente equivalenti spingono poi lungo direttrici e percorsi completamente diversi.

Si prendano ad esempio due tra i film di maggior successo della stagione autunnale come Sliding Doors dell’inglese Peter Howitt e Lola corre del tedesco Tom Tykwer: entrambi si reggono sul meccanismo dilemmatico-oppositivo di Smoking/No smoking. Il primo illustra i due diversi possibili destini generati da un piccolissimo scarto com’è quello che consiste nel salire o no su quella vettura della metropolitana. In una mattina qualunque la giovane protagonista interpretata da Gwyneth Paltrow saluta il fidanzato, va in ufficio, scopre di esser stata licenziata, se ne va sconvolta sbattendo la porta e scende di corsa le scale della metropolitana. Le porte scorrevoli del vagone stanno per chiudersi: riuscirà o no la ragazza a salire? Il film di Peter Howitt sviluppa simultaneamente le due possibilità, delineando due percorsi decisamente alternativi: se sale sul metrò la ragazza conosce un uomo affascinante, arriva a casa in ritardo e scopre il fidanzato a letto con un’altra, se invece resta a terra risale in superficie, ferma un taxi e si infila in una storia completamente diversa. La vita come caso, l’esistenza come combinazione fortuita del possibile? Anche, ma non solo.

Lo dimostra in modo esplicito Lola corre, che moltiplica il medesimo meccanismo addirittura per tre. In questo caso tutto ruota attorno a un ragazzotto distratto che lavora come corriere per un piccolo trafficante di Berlino. Un giorno il nostro dimentica sulla metropolitana una busta con 100.000 marchi. Ha solo venti minuti di tempo, poi deve consegnare i soldi al boss. Disperato, da una cabina telefonica al centro di una piazza vuota telefona a Lola. E lei cerca freneticamente una soluzione: il cuore batte forte, i pensieri vanno a mille. Poi Lola si mette a correre: lo farà ininterrottamente per tutto il film, avanti e indietro a rotta di collo in una Berlino iperrealista ridisegnata con gli occhi di un cartoonist smaliziato e divertito. Per tre volte il giovane regista Tom Tykwer filma in tempo reale il percorso Lola per le vie della città; stessi incontri, stesse facce, stesso tragitto, ma ogni volta con minime varianti di tempo o di spazio che conducono la storia a esiti completamente diversi, all’interno di un vero e proprio film-game, schizzato come una pallina di flipper e vertiginoso come una corsa sull’otto volante.

Di nuovo: cinema come gioco combinatorio? Come atlante del possibile? Come meditazione sul caso? Certo, ma anche altro. Non a caso (di nuovo: il caso!), tutti e tre i film citati – e i due più recenti in modo particolare – hanno a che fare con una questione che riguarda il successo economico, il destino professionale o la capacità di risolvere un problema in tempi rapidi e in condizioni di stress. Nel film di Resnais che si citava all’inizio, la protagonista si mette o no in affari con un socio a seconda che accenda o no la fatidica sigaretta. In Sliding Doors tutto nasce da un trauma professionale qual è quello del licenziamento. Infine in Lola corre le tre storie parallele che corrispondono alle tre corse della protagonista per le vie di Berlino ruotano attorno a un problema eminentemente economico quale quello di rifinanziare in tempi rapidi un soggetto che abbisogna urgentemente di liquidità.

Tanto in Sliding Doors quanto in Lola corre i personaggi non dominano il proprio destino, ne sono dominati. Invece di programmare e pianificare la catena degli eventi, si trovano a fronteggiare situazioni sgradevoli generate da un dettaglio imprevisto. Ma attenzione: nessuna delle protagoniste dei film citati (si tratta sempre significativamente di donne) manca di capacità progettuali. Sono anzi donne lucide e razionali, tutt’altro che passive nel rapporto con la realtà e con i problemi che essa pone. Ma proprio qui sta il punto: dietro l’apparenza del gioco combinatorio un po’gratuito, proprio film come Sliding Doors e Lola corre colgono e rappresentano sullo schermo quella diffusa sensazione di indecidibilità (e di incertezza, insicurezza, instabilità) che sembra dominare il mondo occidentale alle soglie del nuovo millennio.

In fondo, tanto Sliding Doors quanto Lola corre narrativizzano e comunicano uno stato d’animo molto diffuso anche tra gli uomini di marketing e d’azienda: la consapevolezza (o il timore...) che qualsiasi strategia, anche la più oculata, possa andare incontro al successo o al fallimento in base a dettagli imprevedibili e assoluta mente non pianificabili a priori. Basta che tu arrivi a quel semaforo (o in Borsa, o a quella intuizione) un attimo prima (o un attimo dopo) perché tutto assuma un “valore” diverso. Tutto lì: dipende dal momento esatto in cui arrivi a fare (o a non fare) una certa cosa.

Mai come in questo periodo anche il mondo del management dell’economia trova di fronte a sé, con lucida consapevolezza, questo feticcio (o questo dubbio).

Sa che deve fare i conti con lui. E sa che si tratta di una partita che ha sempre a che fare col tempo cioè con la capacità di fare certe mosse al momento giusto. Né prima né dopo.

Sliding Doors e Lola corre ci ricordano proprio questo. E si offrono come grandi metafore sul ruolo del tempo e sull’invadenza del caso. Nella vita delle persone come nel destino delle aziende e delle società.