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2004/2

Andrea Sironi

Costo del capitale e operazioni di Investment Banking

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Costo del capitale e operazioni di Investment Banking

Autore: Vincenzo Capizzi

Editore: Egea, Milano, 2003, pp. 436

Di quali competenze deve disporre un professionista dell’investment banking? Quali strumenti metodologici devono guidare le decisioni di un direttore finanziario o di un imprenditore nel momento in cui si accinge a scegliere fra progetti di investimento alternativi? Come deve essere condotta la valutazione di un’impresa di servizi? Come è possibile misurare la creazione di valore da parte di una grande impresa industriale?

Il testo di Capizzi, apparentemente dedicato a un tema di carattere specialistico, assume in realtà una rilevanza particolare per trovare risposta ai quesiti di portata generale sopra menzionati. L’autore parte da una constatazione relativamente semplice: il nostro è un paese ancora dominato da una struttura produttiva composta principalmente da imprese di proprietà familiare, dove le operazioni di finanza straordinaria e, più in generale, quelle riconducibili al settore del corporate e investment banking vanno assumendo una rilevanza crescente. Alla base di queste operazioni vi è un insieme di metodologie di valutazione e analisi nell’ambito delle quali un ruolo centrale è giocato dalla variabile “costo del capitale”, intesa in un’accezione ampia, ricomprendente sia il costo del capitale di debito, sia quello relativo al capitale di rischio (cost of equity).

Dopo una prima parte dedicata all’analisi delle operazioni tipiche del settore del corporate e investment banking, l’autore si sofferma sull’esame dei principi e delle regole che stanno alla base della Discounted Cash Flow Analysis, evidenziando le applicazioni di questa tecnica alla valutazione delle aziende. Nella terza parte Capizzi conduce il lettore per mano attraverso le principali metodologie di stima del costo del capitale di un’impresa, soffermandosi dapprima in modo approfondito sul costo del capitale di rischio. Partendo dunque dall’analisi del Capital Asset Pricing Model (CAPM), l’autore illustra in modo chiaro e ricco di esemplificazioni numeriche, i principali problemi connessi alla stima delle diverse componenti del costo dell’equity. La parte si chiude con una breve analisi delle principali ipotesi, e dunque dei limiti, del CAPM, e delle soluzioni alternative a quest’ultimo rappresentate dai modelli multifattoriali quali l’Asset Pricing Theory (APT). L’autore passa, poi, alla stima del costo medio ponderato del capitale (Weighted Average Cost of Capital - WACC) e, in particolare, del costo del debito, la seconda componente rilevante del WACC, soffermandosi sulla stima del costo delle principali forme tecniche di finanziamento e distinguendo fra strumenti autoliquidanti, strumenti a medio-lungo termine e strumenti ibridi.

Il volume si chiude con un esame degli aspetti finanziari e valutativi di una fusione societaria, rivolto principalmente a evidenziare come il costo del capitale impatti sulle decisioni di convenienza finanziaria e sulle valutazioni condotte da un investment banker.

Il libro di Capizzi è uno strumento divulgativo particolarmente utile sia per il professionista che opera all’interno di istituzioni finanziarie nel settore del corporate e investment banking – analista finanziario junior o investment banker senior –, sia per il direttore finanziario di un’impresa, indipendentemente dalle dimensioni di quest’ultima. Esso presenta, rispetto ai manuali già esistenti nel mercato italiano, alcuni pregi particolari: principalmente, un approccio molto pragmatico, uno stile espositivo semplice e chiaro e, soprattutto, ricchezza di esemplificazioni numeriche. Particolarmente utili appaiono, a questo proposito, le esercitazioni dedicate alla stima del costo dell’equity, in chiusura della terza parte, e quella dedicata alla stima del costo medio ponderato del capitale, contenuta nel penultimo capitolo del volume.