E&M

2003/6

Lucio Sicca

Quale strategia per lo sviluppo paneuropeo dei produttori di beni di consumo?

Tra i modi più adatti ad assicurare un più stretto controllo del mercato estero vi è quello di acquisire imprese locali già conosciute e affermate. Ma le acquisizioni all’estero sono difficili da realizzare e per gli imprenditori italiani lo sviluppo paneuropeo per questa via si presenta problematico. Queste considerazioni suggeriscono un confronto con casi di sviluppo di imprese estere nel nostro paese, tra i quali è notevole il caso della moderna distribuzione alimentare francese. Il successo di queste imprese si costruisce principalmente grazie alle “economie di velocità” che si conseguono se si ottimizzano funzioni quali la logistica, il marketing e, soprattutto, la gestione delle risorse umane. Ma per il mercato italiano, la grande distribuzione straniera, venendo in Italia, non è solo un elemento di efficienza: essa offre, infatti, uno straordinario “servizio” alle imprese alimentari francesi che, attraverso quel canale, fanno giungere prodotti che altrimenti dovrebbero superare barriere all’entrata estremamente elevate. Infine, quando i mercati di approvvigionamento assumono dimensioni che esorbitano i confini nazionali, dove le relazioni tra fornitore e cliente si basano su consuetudini consolidate, è probabile che diventi necessaria un’intermediazione capace di assicurare forniture di prodotti che soddisfino la richiesta dei mercati alle condizioni di offerta ottimali. Lo sviluppo paneuropeo appare sempre più pilotato dall’intermediazione commerciale, e non vi è da stupirsi se questo comporta la rinascita di una funzione svolta da operatori che costituiranno un obiettivo non secondario nelle politiche di acquisizione da parte delle imprese che vogliono internazionalizzare la loro attività.

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