E&M

2010/4

Un record lo hanno stabilito. Al loro primo anno di serie A le pallavoliste di Villa Cortese, un paese di seimila abitanti dell’alto milanese a due passi da Legnano, hanno conquistato la Coppa Italia. Nessuna squadra neopromossa in serie A aveva mai ottenuto questo risultato. Sono state a un passo dall’eguagliare un altro record, quello detenuto dalla Amatori Volley Bari che, nel 1978-79, vinse per la prima volta il campionato di serie A da neopromossa. Le nostre ragazze sono cadute proprio in finale. Come consolazione, da settembre esordiranno in Champions. Tutto comincia in un oratorio, nel lontano 1978. Una donna, la mitica suor Carla, vuole aiutare le ragazze dell’oratorio a praticare un poco di sport e pensa alla pallavolo. Viene ancora oggi ricordata come la vera fondatrice della squadra. Per facilitare la partecipazione ai campionati minori, la religiosa si affida a un allenatore, Giancarlo Aliverti, la cui ragazza frequentava l’oratorio. La giovane diventerà sua moglie e l’allenatore si trasformerà nel filo rosso di tutta questa avventura: oggi è il presidente. Le lontane radici restano vive nel cuore e persino nella ragione sociale del club: Gruppo Sportivo Oratorio. Oltre a suor Carla si ricorda con emozione Marta Bergamaschi, una giocatrice scomparsa per malattia a ventun anni, nel 2002. A quindici anni era già capitano della prima squadra. La sua maglia numero 11 venne ritirata. Solo quest’anno, all’inizio di una stagione che si percepiva come epocale, il numero 11 è stato ripristinato. Lo indossa Nicoletta Luciani. Anche i ricordi devono entrare nella nuova leggenda.

Proprio nel 2002, dopo venticinque anni di vicende alterne nelle categorie minori, la storia del club prende un’altra piega. Il benemerito sponsor Tacchificio Villa Cortese, che produceva tacchi, divise e abiti da sposa, lascia il posto all’impresa Pietro Carnaghi, specialista in macchine prefabbricati e fresatura a portata mobile. Ottanta milioni di fatturato e duecento addetti. Tra i loro clienti Boeing, Nasa, Volvo, Rolls Royce. In quegli anni la moglie del proprietario, Marisa Carnaghi – c’è sempre una donna nella storia di questo club – convince il marito, incompetente in materia, a sponsorizzare la squadra. Inizia una crescita decisa, dalla serie C alla coccarda tricolore. Negli ultimi mesi ha luogo un salto di qualità, con una campagna acquisti molto aggressiva. La squadra conta ora su tre nazionali italiane: Sara Anzanello, Paola Cardullo e Manuela Secolo. A loro si aggiungono favolose straniere: Taismary Agüero (due mondiali e due olimpiadi con Cuba), Aurea Cruz (portoricana), Lindsey Berg (statunitense), Vesna Citakovic (capitano della nazionale serba), Michaela Hasalikova (della Repubblica Ceca, la più alta, 1,94). Un salto epocale. La struttura si adegua e diventa più articolata. Le giocatrici sono 139, attive in nove categorie di pallavoliste, minivolley compreso. Gli sponsor sono 92. Seicento persone accompagnano la squadra nelle trasferte importanti, il dieci per cento della popolazione. C’è chi lavora varie domeniche al mattino per poter seguire le sue beniamine nei momenti cruciali. Manca un palazzetto adeguato ai nuovi impegni. Le stelle devono emigrare a Castellanza e, per le partite decisive, al Palalido di Milano, tutto esaurito. Le sciarpe bianche e blu della tifoseria girano l’Italia, a festeggiare vittorie inattese. Suor Carla e Marta, al bar del paradiso, raccolgono scommesse su questo Real Madrid in miniatura. E mostrano, con orgoglio, la fotografia della chiesa.