Articolo 3

30/05/2016 Diversity Management lab

Disabilità fa ancora rima con invisibilità?

Il CENSIS stima che nel 2020 le persone con disabilità saranno il 7,9 per cento della popolazione e raggiungeranno il 10,7 nel 2040.

Tale aumento è anche l’esito del generale processo di invecchiamento che ormai investe le società occidentali e che pone sul tavolo questioni rilevanti sia in termini di assistenza, cura e organizzazione del sistema pensionistico, sia in riferimento al mercato del lavoro e all’inclusione delle persone con disabilità nelle imprese.

Esiste infatti una strategia dell’Unione Europea - riferita agli anni 2010-20 - che prevede il raggiungimento di obiettivi specifici in alcune aree quali l’accessibilità, la partecipazione, l’uguaglianza, l’occupazione, l’istruzione e formazione, la protezione sociale e la salute, con il fine ultimo di eliminare le barriere fisiche, sociali e culturali e di promuovere la partecipazione e l’esercizio dei diritti delle persone con disabilità. 

Per quanto il tema stia acquisendo una rilevanza sociale crescente, sembra essere invisibile e poco conosciuto, almeno nel nostro paese.

Come sottolinea sempre il CENSIS  in un comunicato stampa,  «un italiano su 4 afferma che non gli è mai capitato di avere a che fare con persone disabili. E la disabilità è percepita da 2 italiani su 3 essenzialmente come limitazione dei movimenti, mentre in realtà è la disabilità intellettiva ad essere più diffusa in età adulta e rappresenta l'aspetto più misconosciuto».

Il problema riguarda anche le statistiche ufficiali: l’ultimo rapporto sulla disabilità in Italia è riferito agli anni 2004-2005. Da quella data non ne sono stati diffusi altri che fotografassero lo stato dell’arte in anni più recenti. 

Eppure il tema è rilevante soprattutto se si pensa al mercato del lavoro. In una relazione del Parlamento si legge che «con riguardo agli inserimenti lavorativi, negli anni 2012 e 2013 si testimonia la ripresa di un trend negativo che aveva precedentemente determinato il minimo storico del 2009 (20.830 unità) e che porta gli avviamenti di persone disabili a 18.295 alla fine del 2013».  

Certamente la crisi non ha aiutato. Ma sappiamo che le imprese adottano iniziative molto limitate e soluzioni di breve termine per gestire l’inserimento delle persone con disabilità. E spesso preferiscono pagare la multa, disattendendo all’obbligo di legge (L. 68/99).   

Nel 2013, l’Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia Europea per essere venuta meno ai propri obblighi in materia di occupazione delle persone con disabilità, in quanto non è riuscita a imporre alle imprese di adottare misure efficaci per l’inserimento e l’integrazione delle persone con disabilità.

A quando una seria riflessione sul tema da parte delle imprese?

Diversitylab