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28/09/2016 Davide Reina

La lima consuma il ferro

A proposito dell’importanza della tenacia

Questo proverbio ci ricorda come nulla possa resistere a un’azione caparbia, continua, incessante.

George Mitchell, l’inventore del fracking tramite acqua pompata ad alta pressione nelle profondità del terreno, che è l’innovazione grazie alla quale gli Stati Uniti sono diventati, per la prima volta nella loro storia, esportatori di petrolio, impiegò oltre vent’anni per perfezionare questo processo estrattivo. E finalmente, nel 1998 e all’alba degli ottant’anni, vide il suo sogno realizzato.

La ditta Atlantic Telegraph Co. impiegò più di otto anni, dal 1858 al 1866 e affrontando mille difficoltà, per riuscire a posare il primo cavo sottomarino tra Gran Bretagna e Stati Uniti. Vi riuscì il 27 luglio del 1866. Il cavo era lungo 1852 miglia nautiche ed Europa e Stati Uniti, di colpo, poterono comunicare in tempo reale. Quel giorno, e al termine di un’epopea imprenditoriale fatta di tanti fallimenti e di altrettanti, nuovi investimenti, la prima parola varcava l’oceano in un lampo e il mondo era più piccolo, e più grande allo stesso tempo.

Audi, che oggi è uno dei marchi di automobili più prestigiosi (e profittevoli) al mondo, ha costruito la sua reputazione di altissima tecnologia, robustezza e sportività in un lungo percorso di miglioramento continuo dalla fine degli anni Settanta del secolo scorso a oggi, ispirato dalla grande visione industriale di Ferdinand Piëch.

Come dice un altro proverbio: proseguite fermamente e vedrete meraviglie. Ma il confine tra virtù e vizio è sottile. E ogni virtù è vicina al suo vizio. Così la tenacia confina con la cocciutaggine. E la seconda è una tenacia viziata dall’arroganza. Soltanto l’umiltà sa preservare, nella tenacia, l’attenzione alla realtà e quella predisposizione all’ascolto che le permettono di evolversi nel corso del tempo e degli eventi. Che le consentono di essere, in un certo qual modo, una caparbietà flessibile. Che non tradisce certo, beninteso, la visione e il sogno iniziali. Ma che è, se necessario, in grado di rinnovare il suo agire lungo il cammino che tende alla realizzazione di quel sogno.

Questa caparbietà, proprio perché predisposta all’ascolto, sa anche aggregare gli altri attorno alla costruzione del futuro. Questo aspetto è di fondamentale importanza, perché cento che vogliono sono molto più forti di mille che devono. E le cose grandi si realizzano se si possiede la capacità di coinvolgere, non l’autorità per obbligare. Ma la tenacia è anche quell’attributo, in un carattere, indispensabile per sopportare la fatica propria di ogni grande processo creativo, e per superare gli inevitabili momenti di scoramento legati alle sconfitte, anch’esse inevitabili, che ogni grande storia imprenditoriale ha conosciuto. Il cammino che accomuna la creazione delle grandi fortune è tortuoso, accidentato, faticoso. E la professione dell’imprenditore assomiglia, nella sua azione tenace, a quella dell’acciarolo di leonardiana memoria:

«La pietra, essendo battuta dall’acciarolo del foco, forte si maravigliò, e con rigida voce disse a quello: “Che presunzio ti move a darmi fatica? Non mi dare affanno, che tu m’hai colto in iscambio. Io non dispiacei mai a nessuno”. Al quale l’acciarolo rispose: “Se sarai paziente, vedrai che maraviglioso frutto uscirà di te”. Alle quale parole la pietra, datosi pace, con pazienza stette forte al martire, e vide di sé nascere il maraviglioso foco, il quale, colla sua virtù operava in infinite cose. […] Detta per quelli i quali spaventano ne’ prencipi delli studi, e poi che a loro medesimi si dispongano potere comandare, e dare con pazienza opera continua a essi studi, di quelli si vede resultare cose di maravigliose dimostrazioni».

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